Cuba non è ovviamente l'unico produttore di sigari nel mondo, anche se ritenuta quasi all'unanimità il produttore dei migliori sigari del mondo per qualità. Le prime piantagioni cubane furono organizzate nella regione presso la cittadina di Santa Clara, nell’area chiamata Vuelta Arriba e, successivamente, in quella presso Pinar del Río, chiamata Vuelta Abajo. Oggi tutto il tabacco di migliore qualità e diretto alla produzione dei sigari premium, ovverosia realizzati totalmente a mano e con foglie intere, proviene da questa zona. Si tratta di un’area relativamente piccola (di circa 31.000 ettari), situata all'estremo ovest dell'isola (provincia di Pinar del Río), che, grazie le sue particolarità meteorologiche nonché per il suo unico terroir (un po’ come avviene in Francia per lo champagne), permette la produzione del miglior tabacco del mondo.
Le prime marche produttrici apparvero a Cuba intorno ai primi decenni del 1800. Il loro successo fu alterno (tanto che a tutt’oggi non tutte le marche sono ancora in attività), anche a causa delle diverse sorti del prodotto nel paese che è sempre stato, fino alla rivoluzione cubana e all’embargo, il primo consumatore di avana: gli USA. Fu proprio l’azione statunitense - che si avvaleva dei forti dazi imposti da Washington D.C. - a creare la prima grave crisi all’industria tabacchiera cubana e portando al fallimento di numerose imprese, all’emigrazione di vari imprenditori verso la Florida per sfuggire ai dazi-capestro e altri paesi dell’area caraibica e centro-americana e all’acquisizione sottocosto di imprese cubane dismesse da parte statunitense.
Questo portò a un fenomeno di concentrazione delle marche all’interno di alcune società che accadde agli inizi del Novecento.
Con l’avvento del regime castrista vennero nazionalizzate le imprese di tabacco e gli Stati Uniti decretarono l’embargo sui beni prodotti a Cuba.
Delle 39 fabbriche di sigari ne sopravvissero assai poche e il governo castrista - malgrado l’opposizione di Ernesto Che Guevara - decise che a Cuba si dovessero confezionare solo 4 moduli di sigari (chiamati "Siboney", dal nome di un’antica tribù cubana) dall’industria tabacchiera di stato Cubatabacco, a fronte degli oltre 950 di prima della rivoluzione.
Pochi anni dopo, di fronte al deludente risultato economico provocato (l’industria tabacchiera era la seconda fonte di introiti per Cuba, dopo lo zucchero da canna) Fidel tornò in parte sui suoi passi, affidando al grande esperto ucraino-svizzero Zino Davidoff l’incarico di rivitalizzare un’industria ormai chiaramente allo sbando.
Questi recuperò quindi numerosi marchi storici, assicurandosi che il tabacco e la sua lavorazione riconquistassero quell’incontestabile primato qualitativo degli anni precedenti la rivoluzione di Castro.
Dopo il forzato ritiro di Davidoff, agente unico autorizzato alla vendita ufficiale dei Habanos (totalmente fatti a Cuba, a mano o a macchina) è la società spagnola Habanos ad occuparsi della distribuzione.
I torcedores amano lavorare ascoltando la lettura di libri da parte di un addetto, pagato da loro stessi.
Alcuni marchi devono il loro nome alle opere preferite dai loro torceadores, come Montecristo (dal romanzo di Dumas “Il conte di Montecristo”), Romeo y Julieta (dall’omonima tragedia di Shakespear) e Sancho Panza (dal personaggio del “Don Chisciotte” di Cervantes).